L’osteopatia derivata dalle parole osteo (osso) e pathia (malattia) è una metodica ad approccio globale creata dal Dr MD Andrew Taylor Still il 22 giugno 1874. Essa si basa sull’interrelazione tra l’unità corpo-mente-spirito (olismo), la stabilità interna regolatrice (omeostasi) ed il rapporto tra la struttura (anatomia) e la funzione (fisiologia); e dall’unione di questi tre principi. Il paradigma osteopatico standard può essere di diverse tipologie: funzionale, strutturale, fasciale, cranio-sacrale o viscerale; a secondo dell’approccio e della casistica presente. In osteopatia il ruolo dell’arteria è primario poichè una regolare circolazione dei sistemi arterioso, venoso e linfatico adempie a una fisiologica funzione creando i presupposti per impedire l’insorgere di malattie o di alterare funzioni (disfunzione). Il rapporto tra funzione (fisiologica) e disfunzione (patologica) e la loro differenza sta alla base dell’approccio osteopatico. La perdita di mobilità articolare o di difficoltà dei movimenti è il presupposto per una disfunzione che sia primaria (da dove origina la lesione stessa) o secondaria (per compensazione di tensioni sistemiche muscolari create da lesioni primarie). L’approccio osteopatico interpretando la disfunzione somatica in quanto tale riconosce 5 modelli struttura/funzione di diagnosi differenziale sistemica:
- biomeccanico posturale
- fluidico circolatorio respiratorio
- neurologico neurovegetativo vagale
- comportamentale psicosociale
- bioenergetico metabolico
Fondamento base dell’osteopatia è il concetto di “tensegrità” come evidenza di un sistema cellulare o meccanico di tensione e compressione all’interno di un sistema vettoriale chiuso. La “tensegrità” umana è un sistema elicoidale a vortici variabili chiamate spirali. Questo sistema spiraliforme è presente sia sulle cellule (DNA) che sul tessuto connettivo fasciale che ricopre i muscoli, ma anche a livello viscerale poichè ogni organo possiede un proprio asse di rotazione spiraliforme e nella dinamica cranio-sacrale attraverso le suture e le membrane a tensione reciproca. Il lavoro sui 5 diaframmi:
- pavimento pelvico
- addominale diaframmatico
- stretto toracico superiore
- pavimento buccale
- tentorio del cervelletto
potrà essere utile per una fisiologica “tensegrità” del corpo.
Ispezione, palpazione ed anamnesi consentono di valutare le condizioni di un corretto funzionamento della “macchina uomo”. Il corpo in disfunzione crea dei compensi cioè dei micromovimenti alterati che siano articolari, muscolari, o miofasciali. Le tecniche osteopatiche sfruttano il principio dell’accomodamento che può essere “diretto” se si serve di leve corte con bloccaggio delle faccette articolari con un movimento veloce ma di bassa ampiezza, ed “indiretto” che usa leve lunghe rispetto al segmento articolare da trattare. Le disfunzioni legate alla colonna vertebrale possono essere o della singola vertebra o di gruppo se coinvolgono diversi tratti. Fondamentale in osteopatia, oltre i lavori di Harrison Fryette sulla statica vertebrale e di John Martin Littlejohn sugli archi funzionali, è l’opera “The Cranial Bowl”(1939) di William Sutherland per quanto riguarda il concetto di “meccanismo respiratorio primario” (MRP) cardine dell’approccio cranio-sacrale e della stessa osteopatia. Un buon trattamento osteopatico sta alla base per raggiungere una regolare “omeostasi” del sistema corpo-mente-spirito (olismo). Valutazione, diagnosi e trattamento sono la preclusione per incominciare una corretta seduta osteopatica.